venerdì 29 febbraio 2008

Björk torna in Italia


A sette anni di distanza dalla sua ultima esibizione romana, torna in concerto nella capitale Björk Gudmundsdottir, in arte Björk.
La Fondazione Musica per Roma è lieta di presentare nella spettacolare Cavea dell'Auditorium Parco della Musica la cantante islandese in concerto per la prima data italiana del "Volta Tour".
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Dopo Corea, Giappone, Cina, Inghilterra, Irlanda e Germania, venerdì 25 luglio 2008 (ore 21:00), nell'ambito della rassegna Luglio Suona Bene 2008, L'eclettica cantautrice islandese si esibirà proponendo i brani del suo nuovo album, Volta, con il quale l'artista ritorna al sound più energico degli esordi, con una particolare attenzione ai testi e a temi politici. Brani come Earth Intruders o Declare Indipendence illustrano poeticamente la sua posizione nei confronti di un'umanità sempre più incline a sfruttare la terra e a plasmarla a proprio piacimento. Al progetto hanno collaborato anche artisti come Timbaland (co-producer di Justin Timberlake, Nelly Furtado e Madonna), Antony Hagarty (degli Antony &The Johnson) e Konono n.1. Questi ultimi due sono stati più volte ospiti della Fondazione Musica per Roma.
Per la seconda data italiana del suo tour estivo Björk ha scelto, come già aveva fatto in passato, la splendida cornice dell'arena di Verona. Per tutti i suoi fans italiani, e per chi ama la buona musica l'appuntamento è il 25 Luglio....
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Riguardo al suo nuovo album - Volta - Björk afferma:
«Ricerco sempre parole che abbiano una qualche energia. Di solito il titolo viene da solo, da una rivista o da qualcuno che dice qualcosa. Ho aspettato anni mentre lavoravo a questo album ma il titolo non veniva. Ho trovato la parola "Volta"... non ricordo come mi sia venuta, ma ho scoperto che era sia il nome dello scienziato italiano che ha inventato la pila, sia il nome di un fiume africano costruito dall'uomo, sia di un lago artificiale. Diversi elementi confluiscono in questa parola. Io non voglio nominare niente di specifico, ognuno può pensare da solo cosa significhi. C'è anche una danza medievale che porta questo nome, una danza molto divertente e molto difficile da imparare. Così ho tante cose in una sola parola: una danza, un fiume africano che non scorre più, e la pila».
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sabato 23 febbraio 2008

Recensione - Sweeney Todd - Il diabolico barbiere di Fleet Street

Regista: Tim Burton
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Genere: Musical
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Cast:
Johnny Depp - Sweeney Todd
Helena Bonham Carter - Mrs. Lovett
Alan Rickman - Giudice Turpin
Sacha Baron Cohen - Adolfo Pirelli
Laura Michelle Kelly - Lucy
Timothy Spall - Messo Bamford
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Benjamin Barker è un uomo realizzato e smisuratamente felice. È un barbiere eccellente, un padre affettuoso e un marito devoto. Accusato e condannato ingiustamente dal giudice Turpin, Barker viene deportato lontano da Londra. Diversi anni dopo, mutato il nome in Sweeney Todd, il barbiere torna a chiedere soddisfazione all'uomo che gli ha "usurpato" la vita, insediando il suo talamo e crescendo la sua prole. Affittata una bottega in Fleet Street, Sweeney Todd affila i rasoi e torna ad esercitare la professione del barbiere. Turpin e gli ignari avventori scopriranno che la vendetta per Mr.Todd è un piatto da servire caldo, cotto e sfornato.All'origine di un film di Tim Burton c'è quasi sempre un disegno. Questo disegno è spesso la raffigurazione di un personaggio che è insieme creativo e distruttivo e che ha bisogno per agire di protesi meccaniche o di oggetti che alterano la sua capacità fisica. Se le mani di forbice di Edward sono l'esteriorizzazione simbolica della sua incapacità interiore di toccare, se gli occhiali di Ichabod esprimono il tentativo di un razionalista di 'vedere meglio' un avversario senza testa, i rasoi di Sweeney Todd sono "gadget da guerra" mutuati da Batman per vendicare la perdita delle persone amate. Come l'eroe pipistrello di Bob Kane, il barbiere gotico di un anonimo autore inglese (probabilmente più di uno) indossa una "maschera" e ha una personalità divisa, dissociazione risolta con l'espediente della duplice identità: Batman/Wayne, Todd/Barker. Diversamente dal mostruoso e incolore personaggio letterario, assassino senza ragione, il protagonista di Burton è prossimo al barbiere musicale di Stephen Sondheim. Sweeney Todd si muove alla volta di Londra introdotto, anticipato e avvolto dalla musica, da un'aria che disegna il paesaggio acustico della sua anima, desiderosa di esorcizzare la realtà tragica attraverso il canto. Sweeney Todd è un musical ma non si esaurisce nel musical. La sua dimensione musicale non è sovrimposta forzatamente alla storia ma come nell'opera è costitutivamente innestata nel protagonista, dal quale si dipana una linea melodica struggente, un requiem che spaventa perché carico di sventure e presagi. Il diabolico barbiere di Fleet Street nasce dal buio melodrammatico di un ouverture e a quel buio ritorna, cercando, e finendo sempre per perderla, la conciliazione con il dolore. Il mostro consapevole della propria origine è interpretato dal pallore sagomato di Johnny Depp nel quale convivono, senza risolversi, l'anima diurna e quella notturna. Il suo Figaro sanguinario è una combinazione di oscurità e luce, un dandy malinconico e risentito che cerca ostinatamente di vendicarsi, finendo per trasformarsi in un'omicida psicopatico quanto il suo irriducibile nemico, senza il quale, del resto, non esisterebbe. La Londra tenebrosa e vittoriana di Dante Ferretti è il riflesso architettonico del protagonista, è una città deliberatamente artificiale, ricostruita in studio e sprofondata nel nero fotografico di Dariusz Wolski. Se Batman è il guardiano dell'ordine civile, che veglia sulla sua città, Sweeney Todd è un disadattato che produce caos e violenza, spargendo sangue senza risparmio nella bottega di Fleet Street. In Sweeney Todd c'è tutto Burton: c'è la fatale attrazione verso quanto di più oscuro, malato e innominabile rende il mondo più affascinante di una fiaba. C'è la cartoonizzazione della messa in scena, la stilizzazione espressionistica e la deformazione grottesca, c'è lo stupore e l'insensatezza, il terrore e il cattivo odore della civiltà e del mondo degli adulti, ancora una volta contrapposto a quello dei fanciulli, c'è la vertigine e la violenta epifania. C'è la maschera di Johnny Depp, che invece di azzerare la performance dell'attore "messo in musica", libera il suo talento interpretativo: famelico, pericoloso e selvaggio. Un attore totale che non lascia mai nulla inespresso, anche se doloroso, anche se incolmabile.

sabato 16 febbraio 2008

I Kiss tornano in Italia, ma basta dischi....

Addio ai Kiss. Almeno per quanto riguarda nuovi dischi. In una intervista rilasciata a un quotidiano australiano Gene Simmons, bassista-cantante ma anche padre-padrone del gruppo, si è dichiarato disilluso dalla situazione dell'industria discografica: "Sarebbe bello avere delle nuove canzoni dei Kiss, ma poi come si fa a venderle? Si mettono gratis su Internet?". Intanto il gruppo sarà in Italia all'Arena di Verona il 13 maggio.
L'attività in studio del gruppo si era diradato già da tempo, basti pensare che è ormai dal 1998, anno di "Psycho Circus", che non viene pubblicato un album di inediti.
Ma essendo la band viva e vegeta, pur avendo perso nuovamente Peter Criss ed Ace Frehley (batterista e chitarrista originali che erano rientrati nel gruppo nel 1998) la speranza dei fan di avere un nuovo album era sempre accesa. Ci ha pensato Simmons a spegnerla. "Non c’è nuovo materiale dei Kiss perché non c'è industria discografica - ha detto il bassista - Ogni giorno c’è un’etichetta che chiude. Sarebbe bello avere delle nuove canzoni dei Kiss, ma poi come si fa a venderle? Si mettono gratis su Internet?".
Per Simmons Internet è un vero cruccio, d'altronde per lui, inventore di quella miniera d'oro che è il merchandising marcato Kiss e che gli ha fruttato miliardi di dollari, la pirateria online è davvero uno smacco. "Sono dei criminali, io li denuncerei tutti - ha denunciato - Nel momento in cui sottrai la proprietà di qualcuno, a casa mia si chiama rubare. Qualcuno potrebbe dirmi: 'Ma tu sei ricco, di soldi ne hai a sufficienza'. Ma questo non può deciderlo qualcuno: lo decido io
, se sono troppo ricco".
Niente album dunque ma in compenso i Kiss sono pronti a un nuovo tour mondiale in arene e stadi per festeggiare i 35 anni. Tour che toccherà anche l'Italia per un unico appuntamento il prossimo 13 maggio all'Arena di Verona. La prevendita dei biglietti è iniziata il 15 febbraio. Nel nostro Paese i Kiss mancavano dal 1999 e il loro concerto sarà uno degli eventi più attesi di quest'anno.
Speriamo che dopo il tour il buon Simmons ci ripensi.... ;)
ROCK ON!

giovedì 14 febbraio 2008

Recensione - Baustelle - Amen


Amen è il trampolino della preghiera, la formula magica che avvolge l’invocazione e la lancia verso il cielo, dove si spera acquisti un senso immateriale ed eterno. Aperto dai 25’’ di piano di ‘E così sia’ (ma tornando subito indietro si trovano anche due ghost track, a patto di avere un lettore cd abbastanza recente), ‘Amen’ è dunque il titolo perfetto per un disco che parla di Dio senza dogmi e riflette sul senso dell’esistere e dell’apparire contemporaneo senza i fronzoli propri di tante chiacchiere pseudo sociologiche. ‘Amen’ è un disco che gioca con le parole senza sfiorare la retorica, che ama la citazione per amore del ricordo e non della lezione, che fa saltare sulla sedia nei sussurri e paralizza nel gioco al rialzo. Una fotografia capace di mettere davanti allo stesso obiettivo immigrazione, speed sex e lavoro precario, ma anche Alfredino, un disertore del ’43 e i poeti maledetti. Francesco Bianconi si conferma degno erede del cantautorato italiano ed è in grado di pensare arrangiamenti audaci, ma sempre sensati: gli stili giocano, si mescolano, stagliano il (pop) rock della linea armonica dominante su un controluce orchestrale poderoso (più di venti gli archi e numerosi fiati).Non stupisce allora trovare, fra gli amici MySpace dei Baustelle, Ennio Morricone e Jarvis Cocker, i Justice e Jane Birkin, Piero Ciampi (cantautore livornese morto nell’80 e restituito alla memoria in ‘Baudelaire’) e il musicista etiope Mulatu Astatke (che invece partecipa attivamente al disco, così come le “linkate” Beatrice Antolini e Beatrice Martini). La sensazione è potente e lieve al tempo stesso, la stessa del vuoto elettromagnetico fra calamite che si respingono. Così, il filo brit pop di ‘Colombo’ cuce le ironiche confessioni degli assassini del tenente strabico, tanto idolo della tv commerciale quanto feticcio del cinema indipendente di John Cassavetes; un ingannevole carillon apre il pop rock di ‘Charlie fa surf’, singolo di lancio dell’album che riprende il titolo di un’istallazione di Maurizio Cattelan per il graffito di un quindicenne “contro” che non vuole futuro. Graffi(ti) e spray anche ne ‘Il liberismo ha i giorni contati’, che di nuovo unisce brit pop e arrangiamenti più classici per raccontare il precariato, mentre la voce di Rachele Bastreghi diventa un sussurro sull’onda portante del piano de ‘L’aeroplano’. Indiscutibilmente trascinanti sono ‘Baudelaire’ e ‘Antropophagus’, talmente gustose da meritare di essere ascoltate, ballate e corse allo sfinimento: la prima per la sua fuga classica sollevata dall’incalzare della batteria e da un samba che si rivela al massimo sulla deriva elettronica finale; la seconda per la potenza immaginifica delle parole e il tiro rock che si scioglie su archi e percussioni. Canzone d’amore che viaggia nello spazio è ‘L’, twist più easy listening ‘Panico!’.È un coniglio che soffoca le lacrime nel cappello invece ‘Alfredo’, valzer – con un richiamo, anche qui, alla nostalgia dei carillon – che guarda il mondo con gli occhi di Alfredo Rampi, alla cronaca noto come Alfredino, vittima di un pozzo artesiano e involontario boccone degli sciacalli mediatici che – fino a quel 1981 – l’Italia televisiva non aveva ancora visto all’opera così manifestamente. Si apre sulle note di piano e oboe la bossa di ‘Dark Room’, allietata da archi e morbida batteria retrò, mentre morde ai polpacci, proprio a suon di batteria e chitarra, l’attacco de ‘L’uomo del secolo’, che apre anche a tamburello e fiati nostalgici. ‘La vita va’ si affaccia in punta di piedi per diventare aulica, con sensazioni al ralenti che esplodono in una ballad orchestrale; Jazzy e molto Settanta ‘Ethiopia’, mentre un tifo da stadio si unisce al tappeto di piano e archi di ‘Andarsene così’. Molte parole si possono spendere per un lavoro ben fatto come questo, ma la cosa più sensata è certamente abbandonarsi all’ascolto ovunque ci si trovi: non è un caso che il trio baustellico consigli di ascoltarlo a volume molto alto. Un plauso finale, però, lo meritano le voci – Francesco e Rachele – che si affiancano sorridenti oppure si passano il testimone senza mai strapparsi il microfono: soprattutto, riescono a sorprendere (e a sorprendersi, vogliamo immaginare) intarsiando continui enjambement col brivido dell’istante che arriva.
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Amen - Tracklist:
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-2. No steinway*
-1. Spaghetti western*
1. E così sia
2. Colombo
3. Charlie fa surf
4. Il liberismo ha i giorni contati
5. L'aeroplano
6. Baudelaire
7. L
8. Antropophagus
9. Panico!
10. Alfredo
11. Dark Room
12. L'uomo del secolo
13. La vita va
14. Ethiopia
15. Andarsene così
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* Ghost tracks - in negativo....