giovedì 8 luglio 2010

....Caro il mio Liga, complimenti!....


Ciao a tutti!

E' un po' che non faccio recensioni su qualche album, un po' perchè tra lavoro, concerti e quant'altro questo blog è stato trascurato per settimane intere, e un po' perchè "se uno scrive deve avere un motivo" (questa citazione la capirete in seguito.... ^_-) , e il motivo per scrivere di un album è che questo album meriti, e qui è il punto dolente! Non è una novità che per trovare dei buoni album ci si debba mettere a cercare bene (è così da quando la musica ha cominciato a portare troppi soldi....), però negli ultimi anni è diventato ancora più difficile trovare buoni album da ascoltare. C'è qualche band che si distingue dal panorama musical-modaiolo del momento, c'è qualche canzone che non è male, ma album interi ormai è veramente difficile trovarli....

Insomma, per un motivo o per l'altro si fa fatica ad ascoltare tutto un disco rimanendone piacevolmente colpiti, figuriamoci poi a dover scrivere una recensione.... E invece oggi un album di cui parlare ce l'ho, anche se un po' in ritardo rispetto all'uscita nei negozi....

Sto parlando dell'ultimo album di Ligabue, "Arrivederci, Mostro!", che ormai è da quasi 2 mesi sugli scaffali dei negozi. Fino a qualche giorno fa' non ero riuscito ad ascoltarlo per intero, avevo sentito qualche canzone isolata, ma dall'inizio alla fine non ne avevo ancora avuto l'occasione, occasione che è arrivata qualche giorno fa', quando, in previsione del concerto del rocker di Correggio di sabato 17 a San Siro mi sono deciso a sentirle tutte, per impararle e poterle cantare, e devo dire che sono rimasto piacevolmente colpito, come non mi succedeva da un po' con un album nuovo....

Ma i commenti a dopo, ora passiamo al disco, e cominciamo dal titolo: a 20 anni esatti dall'album di esordio, intitolato semplicemente "Ligabue" e ben distante da altri album come "Lambrusco, coltelli, rose & popcorn", questo "Arrivederci, mostro!" è forse il più azzeccato dei titoli, perchè racchiude in sole due parole il significato che questo disco vuole assumere, e cioè sfogo e voglia di realtà ed energia. Lui il titolo lo spiega così:

"Ognuno di noi ha i propri mostri, i propri fantasmi. Li si possono chiamare ossessioni, paure, condizionamenti, senso di inadeguatezza, aspettative e chissà in quali altri modi ancora. Sappiamo, però, che sono vivi e sono il filtro attraverso cui chiunque matura la propria, personale visione del mondo. Credo di conoscere abbastanza bene i miei “mostri”, mi fanno compagnia da tanto tempo. Può darsi che sia anche per questa lunga frequentazione che ora, in questa fase della mia vita, mi sembrano meno “potenti” e “ingombranti”. Alcuni di loro li ho affrontati in questo album ma era solamente per fargli sapere che li stavo salutando. Loro come tutti gli altri. So benissimo che sarebbe fin troppo bello che fosse un saluto definitivo. Infatti non mi sono permesso di dire: “Addio, mostro!” ma un più prudente e realistico: “ARRIVEDERCI, MOSTRO!”Un titolo però che, solo a pronunciarlo o a leggerlo, mi porta a galla sensazioni come sollievo, voglia di giocare, leggerezza, energia e fiducia. Tutte sensazioni che mi piacerebbe che quest'album trasmettesse in pieno."

L'album si apre con "Quando canterai la tua canzone", pezzo elettrico a metà tra Status Quo e Bruce Springsteen, con un accompagnamento un po' più hard rock, con ottime chitarre già dall'assolo iniziale, in cui Ligabue sembra parlare a chi scrive canzoni e dire "coraggio, non farti abbatterem canta la tua canzone e del resto fregatene!". Con la seconda traccia, "La linea sottile", Luciano torna al suo vecchio stile: batteria in partenza, chitarra che arriva in rincorsa, testo parlato più che cantato, e una somiglianza imbarazzante con "il giorno dei giorni", ma questa volta l'argomento è un altro, e qui le frecciatine al sistema si moltiplicano, con frasi che esprimono una certa delusione per quel che accade intorno a noi (ad es. "Ogni volta mi fido del mondo/Non ti dico le botte che prendo", oppure "I primi che mangiano tutto/e gli ultimi pagano tutto quel conto"), e nel ritornello un invito a fare qualcosa, perchè "c'è una linea sottile fra star fermi e subire/cosa pensi di fare?/Da che parte vuoi stare?". E dopo una canzone con un messaggio forte su una musica tranquilla, ecco che arriva l'esatto contrario, con "Nel tempo" si torna musicalmente a un rock più carico, con batteria e chitarra in prima linea e la voce del Liga che racconta un parallelismo tra la sua vita e quella dell'Italia.... Ascoltando questo pezzo sembra quasi di scorrere una fila di istantanee scattate in 50 anni di vita su e giù dal palco, tra avvenimenti importanti ed episodi personali, il tutto con una batteria di sottofondo che non risparmia un colpo.... Appena finita verrebbe voglia di riascoltarla, ma immediatamente dopo ecco che trova posto "Ci sei sempre stata", una canzone più romantica che sarà probabilmente il prossimo singolo estratto dall'album, ma non per questo brutta, e nemmeno anonima, anzi, sembra essere molto personale, e in ogni caso veramente bella da ascoltare, una mezza ballata con un po' di malinconia che aleggia nel testo e un decisamente ottimo assolo finale da più di un minuto, eseguito per l'occasione dal produttore dell'album Corrado Rustici.

Con la quinta traccia, "La verità è una scelta", Ligabue dimostra di non tirarsi indietro quando c'è da sperimentare qualcosa di nuovo, nella fattispecie questo qualcosa è il sound elettronico, cosa che il cantante emiliano non aveva mai inserito nei suoi album precedenti; il risultato assomiglia un po' a un pezzo in stile Linkin Park maccheronico, ma è comunque buono.... Ma è con il pezzo successivo che che si tocca l'apice dell'album, arriviamo al giro di boa, e Luciano Ligabue appoggia per un attimo la chitarra elettrica, si siede al tavolino, prende una penna e scrive una lettera a un cantante, anzi no, scrive un tributo ad un collega, anzi, scrive una lettera-canzone a un amico, insomma, si mette il cuore in mano e butta fuori tutto.... L'amico in questione è uno dei migliori cantautori che la musica italiana abbia mai conosciuto, il grande Francesco Guccini. La canzone è uno sfogo al vetriolo per un mondo, quello della musica, pieno di approfittatori, di falsi e di gente che non fa altro che preoccuparsi dei soldi, non risparmia parole grosse anche al pubblico, quello che un giorno ti ama e il giorno dopo ti odia, quello che "con quello che guadagni stai muto", quello fatto di gente che considera gli artisti come privilegiati e snob, senza pensare che dietro al successo c'è spesso tanto lavoro.... Il LA, come si suol dire, lo dà una delle più belle e famose canzoni di Guccini, e cioè "L'Avvelenata", che Ligabue cita diverse volte nel testo, e quel che segue è un fiume di parole in piena difficile da fermare, se non perchè "Son le quattro del mattino, l'angoscia, un po' di vino....". Con questo pezzo il rocker dimostra di meritarsi una C maiuscola all'inizio di quella definizione di Cantautore che segue il suo nome sull'enciclopedia, messa da parte per un attimo la musica in sè, dalle parole di "Caro il mio Francesco" viene fuori l'uomo, quel Luciano Ligabue che ama la musica, e che non ci sta ad accettare tutte queste situazioni, non ci sta a dover sopportare i giudizi di chi non sa ascoltare, e soprattutto non ci sta a star zitto di fronte a tutto questo.

La traccia numero 7, "Atto di fede" è un altro pezzo rock, con una batteria decisamente ottima, che ripercorre i ricordi del cantante, e che fa fare qualche considerazione su quello che si è visto e si è vissuto, ma soprattutto COME lo si è vissuto, perchè "vivere è un atto di fede, mica un complimento".... E così, accompagnati da un ottimo rock si arriva al singolo che ha preceduto l'album, che, come al solito, rispetto alle altre tracce è la meno significativa, quella "Un colpo all'anima" che da un paio di mesi passa in qualsiasi radio almeno 4-5 volte al giorno, questa è la classica canzone alla Liga, non è senza senso, ma non è che nemmeno ne abbia uno così incredibile, forse è il punto più basso dell'album, per quanto sia decisamente orecchiabile, è decisamente fuori da quell'aria in qualche modo "confidenziale" che caratterizza l'ascolto del disco. E dopo questi poco più di 3 minuti si torna alla poesia, quella vera, è infatti proprio da una poesia dello stesso Ligabue pubblicata in "lettere d'amore nel frigo" che viene fuori il testo di "Il peso della valigia", un testo sognante che racconta di un viaggio, il viaggio della vita, in cui si parte con una valigia di cartone vuota, e ad ogni fermata, per ogni persona conosciuta, per ogni cielo visto e per ogni momento vissuto ci si mette in valigia un ricordo, una parola, una foto, un bacio e chissà cos'altro, e nonostante il peso della valigia e la fatica nel portarla, il viaggio continua, e alla fine, quando ci si ferma per riposarsi, si apre la valigia e.... Non erano "soltanto quattro farfalle un po' più dure a morire"....

Siamo quasi alla fine dell'album e la nona canzone si distacca totalmente dallo stile musicale dell'album e dello stesso Ligabue, "Taca Banda" è uno swing di poca durata (due minuti e mezzo), divertente e in cui Luciano prende in giro le strane abitudini maniacali della gente. Piacevole da sentire, questo pezzo vede alla batteria Lenny, il figlio undicenne del cantautore.

Dalla leggerezza di "Taca Banda" si passa a una canzone dal fortissimo impatto emotivo, e cioè "Quando mi vieni a prendere? (Dendermonde 23/01/09)"; la canzone, che con i suoi 7 minuti è la più lunga dell'intera discografia di Ligabue, è stata scritta dopo che il cantautore è rimasto scosso da un avvenimento di cronaca, accaduto appunto il 23 gennaio 2009 nella cittadina belga di Dendermonde, quando un ventenne truccato da Pierrot ha fatto irruzione in un asilo nido armato di coltello uccidendo una maestra e due bambini, e ferendone altri 12. Nella canzone, accompagnato dalla musica di un carillon, Ligabue racconta la vicenda vista con gli occhi di uno dei due bambini vittime del pazzo. Conoscendo i fatti la canzone assume un significato decisamente più forte, veramente da pelle d'oca.... Prima della fine però c'è ancora spazio per del sano rock fatto come Dio comanda: l'album si chiude con "Il meglio deve ancora venire", pezzo che ricorda un po' gli ZZ-Top e suona come una speranza e un augurio per tutti che ci sia sempre qualcosa di meglio nel futuro....

Personalmente Ligabue mi è sempre piaciuto, non ne sono mai andato pazzo, però le sue canzoni in qualche modo mi hanno sempre accompagnato, ha fatto magari qualche passo falso, ma ha scritto anche dei capolavori, e a mio modesto parere questo è il suo album migliore; forse, anzi, sicuramente non sarà il più venduto, ma di certo è il più vero, il più sentito e introspettivo, sa di notti passate in bianco, sa di De Gregori e Guccini, sa di quel cantautorato italiano che ormai sembra essere affidato a chi, se non se n'è andato come De Andrè, ha già passato i settanta, sa di Emilia, di tarallucci e vino, e soprattutto sa di realtà, rivela l'uomo che c'è dietro al cantante, non "il Liga", non "il rocker di Correggio", semplicemente Luciano Ligabue, con i suoi pregi, i suoi difetti, la sua voglia di scherzare, la sua rabbia e la sua sensibilità. Questo è un album che nessuno si aspettava, è un Ligabue che nessuno si aspettava, che mette da parte le canzoni con facili romanticismi, mette da parte per un attimo tutto ciò che non sia importante e si guarda indietro, guarda 50 anni di vita vissuta, riflette, parla, ride, scherza e si incazza, guarda qualcuno dei suoi "mostri" dritto negli occhi e fà spaventare un po' anche lui.... Ho sentito diversi commenti su questo album, e nemmeno uno a favore, ho sentito dire "non me ne piace nemmeno una", oppure "l'unica che si salva è Un colpo all'anima ", e sono sicuro che sarà stato stroncato da tantissima gente (il fatto che dopo l'uscita dell'album non sia ancora uscito un altro singolo la dice lunga), e a dire la verità non è che la cosa mi stupisca più di tanto, un po' delude perchè basterebbe guardare al di là del proprio naso, basterebbe ascoltare con il cuore invece che soltanto con le orecchie, e sono sicuro che tanti si troverebbero d'accordo con me nel dire "Caro il mio Liga, complimenti!".

Complimenti davvero Liga, anche se non farai record di vendite o non ti faranno vincere i Music Award, anche se non passerai così spesso su MTV come le altre volte, tu canta le tue canzoni, e a San Siro settimana prossima canta tutte queste, probabilmente non tutti, ma io di certo sarò lì a fare il coro....

Ps. so che sarete stanchi di leggere dopo questo sproloquio, ma leggetevi qui sotto il testo di "Caro il mio Francesco", merita veramente....

Caro il mio Francesco

Caro il mio Francesco come vedi ti scrivo
e quando uno scrive deve avere un motivo
il mio è dirti che la tua avvelenata
in questi giorni l'ho consumata

risulta evidente quanto siam diversi
quanto son diversi i tempi del percorso
ma sono giorni in cui suona più vicina
tutta quella tua incazzatura

Sarà che anche qui
le quattro del mattino
sarà che anche qui l’angoscia
e un po’ di vino
sarà che non ci posso fare niente
se ora mi viene su il veleno

e allora avanti un altro
e con quello che guadagni stai muto
avanti pure un altro
con quello che guadagni sorridi nella foto

caro il mio Francesco questa lettera ti arriva
in un paese piccolo lì sugli Appennini
ho capito forse come mai ci vivi
che tanto ci si sente soli

ci si sente soli per quello che si è visto
e poi per tutti quelli che han fatto così presto
a montare su per fare un po' il tuo viaggio
giurando che per te davano un braccio
parlavano di stile, di impegno e di valori
ma non appena hai smesso di essere utile per loro
eran già lontani,
la lingua avvicinata a un altro culo

e allora avanti un altro
almeno chiedi scusa del disturbo
avanti pure un altro
che se sei lì sarà perchè solo un po' più furbo

Caro il mio Francesco che conosci un po' i colleghi
e forse non a caso vivi lì sugli Appennini
sai quaggiù ce n'è in qualche modo di tre tipi
bravi artisti furbacchioni e topi

il topo canta solo di quanto lui sia puro
e poi da via la madre per stare sul giornale
ed è talmente puro che ti lancia merda
soltanto per un titolo più largo

e io che il mio disprezzo me lo tengo dentro
che il letamaio è colmo già pubblicamente
ma quei presunti mi puri
mi possono baciare queste chiappe allegramente

e allora avanti un altro
volevi la tua bici pedalare
avanti pure un altro
rispondere agli insulti è solo bassa promozione

Caro il mio Francesco abbiamo tanti privilegi
ma tra questi certo non rientrano gli sfregi
di chi vuole parlare andando solo a braccio
di cose di cui non capisce un cazzo

Non so com'era allora
so un poco come adesso
o sei il numero uno o sei il più grande cesso
e il tempo che ti danno è fino al ritornello
e tante volte neanche fino a quello

non c’è peggiore sordo di chi non vuol sentire
tu pensa a chi non sente e poi ne vuol parlare
ma caro il mio Francesco è già mattina
qui mi devo svegliare

e allora avanti un altro
ti passo il mio telefono salutami la tipa
avanti pure un altro
convincila che sono il suo ragazzo per la vita

Caro il mio Francesco è il momento dei saluti
ci avremmo riso sopra se ne avessimo parlato
lo so che non ha senso starsi a lamentare
di alcune conseguenze del mestiere

E so che mi son fatto prendere la mano
perché uno sfogo fa sbagliare spesso la misura
ma come ti dicevo son le quattro del mattino
l’angoscia e un po’ di vino

e allora vado avanti a cantare della vita
sempre e solamente per come io la vedo
che la morte se la suona e se la canta
chi non sa soffrire da solo

e allora avanti un altro
qualcuno che abbia voglia di ascoltare
avanti pure un altro
qualcuno che abbia voglia di ballare
e allora avanti un altro
qualcuno che abbia il tempo di ascoltare
avanti pure un altro
qualcuno che abbia il tempo di ballare

7 commenti:

Massi ha detto...

Sto disco è stata una piacevole sorpresa anche per me:per il Liga non ci stravedo,anche se fino ascoltare le prime cose fino a
"Buon Compleanno Elvis" non mi dispiace.Indubbiamente non è un disco "facile" come i precedenti, ma è un disco onesto,e al giorno d'oggi è cosa rara

Fed Zeppelin ha detto...

non amo particolarmente liga, ma questo disco mi incuriosiva prima e mi incuriosisce ancora di più ora... soprattutto dopo aver letto il testo di questa avvelenata dei giorni nostri :)

lozirion ha detto...

@Massi: Esatto, è proprio così, un disco onesto e sincero, ha bisogno di un paio di ascolti attenti, e non di essere sentito di sfuggita in radio, e per questo probabilmente non piacerà molto però mi ha veramente colpito....

@Fed: Eh si, questa avvelenata versione 2010 rende veramente.... :) questa volta il Liga mi ha veramente stupito....

Massi ha detto...

@Loz:Oggi si va avanti a singoli,i dischi non li sente più nessuno. Altra cosa che i giovani non sono abituati a fare

Fed Zeppelin ha detto...

@Massi: NOI siamo giovani e mi rifiuto di accettare il contrario!! >.<

Donato ha detto...

Ciao sto facendo il mio blog sul caro e vecchio rock'n roll. Mi insegni due trucchetti su come fai a mettere le immagini tipo delle corna infuocate in alto a sinistra o delle citazioni dei film sulle colonne laerali?
Grazie e good luck!

lozirion ha detto...

@italeiro: ciao! ^_^ bè, le immagini sono immagini normalissime, sulla schermata "design" devi semplicemente aggiungere un gadget e nella schermata che ti appare selezioni "foto" e scegli la foto dal tuo pc, per le frasi aggiungi un gadget di tipo "testo" e ci scrivi dentro la frase....