mercoledì 26 ottobre 2011

Suonando fino alle radici....


Ciao a tutti!

Gli album tributo hanno sempre un certo retrogusto nostalgico, un'aria un po' retrò a volte, e se si aggiunge che il blues a tutto questo il risultato è qualcosa che non può far altro che colpire dritto al cuore, "un colpo all'anima" come direbbe un cantautore di casa nostra....

John Dawson Winter III, per gli amici Johnny, nato a Beaumont, Texas, nell'ormai lontano 1944, pelle chiarissima e lunghissimi capelli bianchi, caratteristiche dettate dall'albinismo da cui è affetto, non ha certo bisogno di ulteriori presentazioni ed è uno dei più cazzuti bluesman che la storia ricordi, incredibile chitarrista slide, solista d'eccezione, ma soprattutto un uomo che ama a tal punto la musica da continuare ancora oggi a 67 anni suonati a calcare, con l'inossidabile cappello da cowboy in testa, le assi dei palchi di tutto il mondo anche a costo, come raccontano le ultime cronache, di dover essere accompagnato sul palco e portato fuori a spalla per gli evidenti problemi fisici che la sua malattia gli impone. Johnny debutta ufficialmente nel 1968 con l'omonimo album in cui suonano tre autentiche leggende del blues: Willie Dixon al contrabbasso, Tommy Shannon al basso e il grandissimo (nonostante il nome) Little Walter all'armonica. Poco tempo dopo Johnny entra a far parte della Muddy Waters Band e da lì la sua carriera inanella una valanga di successi; anno dopo anno, album dopo album, Johnny diventa un vero mito, e la sua discografia cresce a dismisura grazie a collaborazioni eccellenti e una marea tra album in studio, live, raccolte e chi più ne ha più ne metta; una discografia che negli ultimi anni, dall'album in studio "I'm a bluesman" datato 2004, è stata però caratterizzata soltanto da raccolte, riedizioni e live.

Johnny però è duro a morire, e ancora più duro a mollare la sua chitarra e il suo microfono, così dopo l'uscita dell'ennesimo disco live, "Johnny Winter Live Fillmore East 10/3/70" del 2010 è tornato in sala di registrazione e se ne è uscito il 27 settembre scorso con il suo diciottesimo album in studio, un album tributo al suo più grande amore, il blues. Per l'occasione il nostro ha chiamato a rapporto un bel gruppetto di vecchi amici e colleghi, musicisti e vocalist di tutto rispetto, ma soprattutto bluesmen (e blueswomen). Gente del calibro di Jimmy Vivino, John Popper, Vince Gill, Sonny Landreth, Frank Latorre, Derek Trucks, Warren Haynes, Susan Tedeschi, John Medeski e Paul Nelson, tanto per citarne qualcuno, e soltanto a leggere i nomi non si può che aspettarsi un gran risultato....

L'album è composto da 11 tracce, e rappresenta senza ombra di dubbio uno tra i migliori tribute album degli ultimi 15 anni; Johnny fa blues, lo fa da sempre, perchè il blues ti scorre nelle vene, il blues è sofferenza, sudore e ricordi dal sapore amaro, è vita vissuta sparata dentro una chitarra e una voce, è una musica che ti porta indietro, è una musica che non dimentica le sue origini, anzi, se ne fa bandiera, e così fa Johnny, prende la chitarra, si guarda indietro e nel blues ritrova vecchi amici, miti di un'intera vita, ma soprattutto le sue radici, le radici del blues, e le riassume in undici tra i migliori brani blues di sempre che compongono la tracklist di "Roots", radici, appunto....

I pezzi sono tutti precedenti al suo debutto discografico, ed è quindi facile pensare che facciano parte del "bagaglio motivazionale" di Johnny, quei pezzi che l'hanno avvicinato al blues e al rock'n'roll e che l'hanno convinto a prendere la strada della musica, ci sono i grandi miti come Chuck Berry, di cui Johnny, supportato dalla slide spettacolare di Warren Haynes reinterpreta in maniera magistrale la grandissima "Maybellene", ci sono gli amici, il Maestro Muddy Waters per primo, di cui troviamo "Got My Mojo Workin'", brano inciso inizialmente da Ann Cole nel '56 e portato al successo dal grande Muddy l'anno successivo, e poi Larry Williams e la sua "Short fat Fannie", riportata alla luce da Johnny con la classe dei veri maestri, Aaron Thibeaux "T-Bone" Walker e la sua "T-Bone shuffle", passando per "Bright lights, big city" dell'indimenticato Jimmy Reed, per l'occasione eseguita da Johnny in duetto con Susan Tedeschi, la seminale "Honky Tonk" di Bill Doggett eseguita in compagnia del fratello Edgar che spreme il suo sax fino all'ultima nota, e poi la mitica "Further On Up The Road" di Bobby "Blue" Bland, "Done somebody wrong" di Elmore James, e poi ancora il grande tributo a due miti, due amici, due bluesmen incredibili, con "Come back baby", brano degli anni '40 del leggendario Walter Davis e reinterpretata dall'altrettanto grande Ray Charles quasi 20 anni più tardi, fino alla lenta, struggente e spettacolare "Last night", punta di diamante dell'album in cui nell'istrionismo all'armonica di un John Popper decisamente sopra le righe risuonano le note indimenticabili di quella di Little Walter, e infine giù, fino nel profondo dell'anima, verso la più antica delle radici, Johnny lascia la slide a un Derek Trucks che non fa rimpiangere la scelta e si lancia dritto tra le fiamme più calde dell'inferno, all'incrocio di due sentieri impolverati vicino al delta del grande fiume, dove il diavolo aspetta paziente l'anima di Robert Johnson, che però, spiacenti per Lucifero, vive ancora in ogni singola nota delle sue canzoni, e in questo caso in quelle della splendida "Dust My Broom", un brano con 73 anni di storia e che nonostante questo sa ancora rapire come fosse la prima volta....

Insomma, la linea di Johnny non è cambiata di una virgola e a farla da padrone in "Roots" è il blues, seppur con qualche deviazione verso il rythm and blues e a tratti anche il gospel. E' un album maturo, aspetto molto difficile da trovare in un album tributo, è maturo per la scelta dei brani, e per la scelta stessa di andare alle radici del genere, sottolineando la gratitudine a chi ha fatto grande il blues, ma senza timori reverenziali, con un Johnny Winter umile ma allo stesso tempo sicuro di sè e orgoglioso di una carriera a dir poco invidiabile. Musicalmente "Roots" rappresenta una sorta di mini-antologia del blues, un album che nonostante l'età dei brani riserva emozioni nuove ad ogni ascolto, un album che fa battere il piede e vibrare l'anima, che sa di decenni di sudore e polpastrelli consumati sul manico di una chitarra, sa di polvere, notti fredde e solitarie con la musica come unica compagna. "Roots" è un album denso, probabilmente tra i più significativi di questo 2011 che di sorprese sembra serbarne ancora, un album nostalgico e retrò proprio come deve essere, e che tiene fede al proprio titolo portando l'ascoltatore alle origini, a quando una chitarra e una voce bastavano a tenere incollati come nemmeno il più strabiliante degli effetti speciali....

Voto: 10

Tracklist:

  1. T-Bone shuffle (T-Bone Walker - 1946)
  2. Further On Up The Road (Bobby "Blue" Bland - 1957)
  3. Done Somebody Wrong (Elmore James - 1960)
  4. Got My Mojo Workin (Ann Cole - 1956 & Muddy Waters - 1957)
  5. Last Night (Little Walter - 1954)
  6. Maybellene (Chuck Berry - 1955)
  7. Bright Lights, Big City (Jimmy Reed - 1961)
  8. Honky Tonk (Bill doggett - 1956)
  9. Dust My Broom (Robert Johnson - 1936)
10. Short Fat Fannie (Larry Williams - 1957)
11. Come Back Baby (Walter Davis - 1940 & Ray Charles - 1956)

10 commenti:

mr.Hyde ha detto...

Grande post,..ho sentito i suoni del blues: è proprio da ascoltare quest'album!

Massi ha detto...

Credo proprio che ci farò un pensierino

lozirion ha detto...

@mr.Hyde: Grazie! ^_^ Si, è decisamente da ascoltare, il buon vecchio Johnny sa il fatto suo.... ^_-

@Massi: Faccelo, faccelo, merita veramente.... ^_^

Lucien ha detto...

Lo cerco senz'altro. Altro disco molto roots uscito quest'anno che merita è "Low Country Blues" di Greg Allman, classe 1947.

Pippicalzelunghe ha detto...

Grande!!!Meno male che ricordi i tutti...ps che bello il cd dei Negrita...

lozirion ha detto...

@Lucien: Cercalo perchè merita davvero.... Grazie della dritta, questo me l'ero perso, vedrò di recuperarlo.... ^_^

@Pippicalzelunghe: Già, bello il cd dei Negrita.... Sto giusto scrivendo la recensione, sono lento a scriverle ma vedrai che arriva.... ^_^

Blackswan ha detto...

Amico mio,grazie per la bella recensione.Ho i brividi.Anche perchè penso a Johnny che ho visto suonare un anno e mezzo fa dalle tue parti.Non si reggeva in piedi per la vecchiaia e gli acciacchi,eppure,dalla sua chitarra veniva fuori di tutto.Uno dei più grandi di sempre.

lozirion ha detto...

@Blackswan: Grazie compare! ^_^ Io quella volta me lo sono perso, ma la prossima volta lo devo assolutamente vedere.... Un mostro vero....

Massi ha detto...

@Loz:Scaricato e masterizzato,da ieri non ascolto altro

Massi ha detto...

@Loz:Dato che si parla del nuovo lavoro dei Negrita,per ora ti dico solo che l'ho ascoltato,mentre il mio giudizio lo saprai come commento alla tua recensione