lunedì 14 maggio 2012

Perchè sono sempre i migliori che se ne vanno?...



Aprire il giornale e leggere una notizia come questa suona come un colpo al cuore....

Ciao Donald, Abbraccia John per noi e dovunque sei ora prendi le tue quattro corde e sotto col blues!








venerdì 11 maggio 2012

1981-2012: Ciao Bob....


Ciao grande anima, sono passati già 31 anni ma quaggiù nessuno ti ha dimenticato.... 
Grazie di tutto!....


La maggior parte della gente pensa
Che il Bene scenderà dal Cielo
Porterà via ogni cosa
E renderà tutti felici
Ma se capiste quanto vale la vita
Badereste alla vostra su questa terra
(Bob Marley - Get Up, Stand Up)








martedì 8 maggio 2012

Nostalgia da gunner


I Guns N'Roses, per chi il ha amati, non sono stati soltanto un enorme fenomeno di vendita, non sono mai stati una band come le altre, sono stati un'esplosione di adrenalina mai vista, l'apoteosi di una tamarraggine spaventosa e di una rabbia incontrollata verso quella sorta di snobismo artistico che nemmeno il punk nella sua violenta ondata era riuscito a spazzare via. Sono stati lo specchio di una generazione stanca e incazzata, ma anche desiderosa di divertirsi e fare casino, "Generazione di sconvolti che non han più santi nè eroi", come diceva Vasco quando ancora sapeva colpire nel segno. I Guns sono stati tutto quello che la loro generazione avrebbe voluto essere e hanno sempre suonato quello che la loro generazione avrebbe voluto suonare, con tanta elettricità, riff fulminanti, ritmi da tachicardia, una voce come se ne trovano davvero poche e la sfacciataggine senza filtro di chi se ne fotte davvero.

La musica dei Guns, per chi se n'è innamorato e per chi fa parte di quella generazione è diventata in qualche modo l'essenza della visione del rock, una specie di metro comparativo con il resto della musica, con generi, artisti e gruppi nuovi. Non che ciò impedisca di apprezzare il resto della musica nè tantomeno trasformi i Guns nel più grande gruppo di sempre, certo è però che Axl e soci hanno lasciato un segno indelebile nella storia della musica e nei cuori dei fans. Lo stesso segno, o probabilmente uno ancora più marcato, è rimasto sicuramente nel cuore di Steven Adler, storico batterista della band cacciato nel 1990 per abuso di droghe (ed è tutto dire....) e che per questo ha pure intentato cause e fatto un bel po' di casino, ma che nonostante tutto dello stampo da gunner proprio non si riesce a liberare, e dopo parecchi anni e non pochi problemi dovuti agli eccessi di una vita a mille all'ora, nel 2003 forma una nuova band, gli Adler's Appetite, nome chiaramente ispirato a quell'Appetite for destruction che nell'87 si divorò in un sol boccone l'intero mercato discografico e che è in parte anche una sua creatura. Con gli Appetite Steven si lancia in una densissima attività live in cui propone principalmente i pezzi dei Guns, alcuni (pochi) nuovi brani e tante cover. Nel 2005 esce il primo lavoro del gruppo, un EP omonimo di 6 brani tra cui le cover di "Hollywood" dei Thin Lizzy e di "Draw the line" degli Aerosmith. Da allora più niente se non concerti su concerti in giro per il mondo e cambi di formazione repentini e quasi compulsivi, finchè nel 2010 Steven e soci se ne escono con tre singoli, "Alive", "Stardog" e "Fading", che proprio quest'anno sono stati inseriti, insieme alla versione strumentale del primo, in un EP intitolato "Alive" e che anticipa un probabile nuovo lavoro inedito.

C'è tanto dei Guns N'Roses in questo album, c'è tanto di "Appetite For Destruction", nel nome della band quanto nel sound cattivo e graffiante del disco, che fin dalle prime note della title track lancia watt a destra e a manca, con Steven seduto sul seggiolino della sua batteria a pestare un ritmo incalzante e ad accompagnare un'intro di chitarra rock anni '80 fino nel midollo, fulminante e carico di elettricità. Il resto lo fa la voce di Patrick Stone, frontman del gruppo dal 2011 che certo non è Axl Rose, ma nemmeno prova ad esserlo, canta senza strafare con uno stile rabbioso che denota una predilezione per l'hardcore punk e che in ogni caso non guasta affatto. La successiva "Stardog" resta fedele alla linea, batteria a bpm alti, riff decisi e voce a squarciagola, tracce di assoli chitarristici alla Slash qui e là e un alto tasso di adrenalina lungo tutta la durata del pezzo. C'è anche spazio per "Fading", ottima ballata che chiude il cerchio: non ci sono soltanto ritmi veloci e rock spinto nella musica degli Adler's Appetite, e "Fading" ne è la dimostrazione. In chiusura dell'album c'è una versione strumentale della title track, bella anche se forse poco sensata visto che non si scosta minimamente dalla versione cantata, ma tant'è, sono comunque 4 minuti di hard rock eighties bello deciso e non sarò certo io a levare il cd dallo stereo....

Insomma, niente di nuovo per questo EP, ma tanta, tanta, tanta carica e un pizzico di nostalgia, perchè Adler e soci se la cavano, fanno un solido rock anni '80 che piace e che sa tanto, tantissimo di Guns N'Roses, forse un po' troppo e non che ci sia nulla di estremamente male, soltanto la nostalgia si fa sentire, perchè la carica e la voglia di fare rock di Steven è rimasta la stessa nonostante gli anni e una carriera ed una vita non proprio limpide e facili, di questo gli va dato atto e tanto di cappello, ma senza stare sul palco a battere il tempo per Slash, Izzy, Duff e Axl non è la stessa cosa. "Alive" è un buon album, ma Steven lo sa che i Guns, i suoi Guns, quelli che vi verrà voglia di infilare nello stereo alla fine di "Alive", erano tutta un'altra storia....

Voto: 6,5

Tracklist:

1. Alive
2. Stardog
3. Fading
4. Alive (Instrumental version)




Il Viaggio: il disco d'esordio degli Arabeski Rock




Ciao a tutti!

A breve un nuovo post, promesso! Nel frattempo ricevo e interamente pubblico il comunicato stampa per l'usicta del disco d'esordio degli Arabeski Rock, decisamente interessante.... ^_^
 


Tra musiche e culture diverse il debutto della formazione romana: dal grande rock anni '70 alla world music, dalla psichedelia al rock-jazz, un lavoro di contaminazione tra Europa, Nord Africa e MediorienteIl Viaggio: il disco d'esordio degli Arabeski Rock




Virtual Studio
è lieto di presentare:


IL VIAGGIO



...il debutto degli Arabeski Rock...



virtual Studio 2012
9 brani, 46.30 minuti




Un grande progetto multiculturale, ancor prima che una rock band. Un punto di incontro tra tradizioni musicali occidentali e orientali, africane e italiane, mosso dallo spirito itinerante del viaggio, della crescita e della scoperta. Il viaggio, disco d'esordio degli Arabeski Rock, nasce da pulsioni musicali ma si apre subito al contatto con "l'altro da sè", comunicando un'esperienza di convivenza pacifica e formativa. La formazione romana guidata dal chitarrista Tiziano Novelli, pur avendo una recente costituzione ha mostrato subito una propensione alla collaborazione con musicisti stranieri, trovando in questo contatto una spinta decisiva per la composizione e il concerto.
"Il progetto Arabeski Rock - dichiara Novelli - nasce dalle suggestioni offerte dal film Lawrence d'Arabia e dalla meravigliosa musica scritta dal grande Maurice Jarre. Da qui il desiderio di realizzare una musica con sonorità e melodie “arabeggianti” che si conciliasse con la mia innata matrice rock.
Con l'aiuto del bassista Claudio Gimmi abbiamo ricercato gli elementi giusti per creare un gruppo con spiccatecaratterizzazioni etniche da un lato, e dall'altro comprendesse musicisti dal linguaggio efficace e moderno. Arabeski Rock è il risultato di una miscela di estrazioni culturali ed esperienze professionali diversificate". Con Novelli e Gimmi completano la band il giovane batterista Gabriele Morcavallo e il percussionista egiziano Ashrad Saif, che offrono un elemento ritmico-percussivo ipnotico e vorticoso.  

L'ethno rock degli Arabeski si caratterizza per la vastità del linguaggio e l'ampiezza delle connessioni: i nove brani strumentali sprigionano ricordi di rock progressive e psichedelico, con riferimenti alla grande tradizione anni '60/'70(Pink Floyd, Jimi Hendrix, Traffic, Frank Zappa etc.), al jazz-rock ma anche al blues desertico caro a Tinariwen, Terakaft e Tamikrest. Un rock transnazionale e multiculturale di cui gli Arabeski rock vanno fieri: "Collaborare con tutte queste ‘anime’ è uno scambio che arricchisce molto dal punto di vista musicale ma soprattutto umano. Il confronto è a volte anche difficile: non sempre è semplice accettare la ‘diversità’, ma lo sforzo porta a una grande soddisfazione proprio mentre suoniamo assieme, tutti con le proprie differenze ma uniti in unico obiettivo: la musica".

Info:

Arabeski Rock:

Virtual Studio:

Ufficio Stampa Synpress44:

martedì 1 maggio 2012

Buon primo maggio a tutti!


Con l'augurio che presto si possa festeggiare la DIGNITA' del lavoro....

Buon primo maggio a tutti! E ora la parola a John....