mercoledì 7 novembre 2012

Chitarre da paura dall'Illinois



Gli alternativi ad ogni costo e gli indie-snob passino tranquillamente oltre, e così anche tutti quelli a cui gli assoli chitarristici e qualche virtuosismo fanno venire la nausea, questo "Vibrato" non è roba per voi. Precisazione doverosa, perchè in questo nuovo album non c'è nulla di indie, nè tantomeno di rock alternativo - perlomeno secondo il significato che la parola "alternativo" si porta dietro musicalmente parlando da una ventina di anni a questa parte -, c'è invece del sanissimo rock carico di elettricità, con qualche traccia di funky, rigurgiti prog e pop, e un'indole a metà tra il blues e il rock anni '80, suonato fino all'ultima goccia di sudore da uno dei migliori chitarristi viventi, tecnico e incredibilmente virtuoso (un po' sborone forse ma chissenefrega!), ma allo stesso tempo capace di mescolare la sua personale matrice neoclassica e i 27 anni di carriera tra l'hard rock e l'heavy metal con diverse contaminazioni, seppur restando - sia chiaro - in quella branca del rock che dei giochi elettronici non sa cosa farsene.

Paul Gilbert, classe 1966 da Carbondale, Illinois, un talento da shredder come se ne contano sulla punta delle dita, 46 anni giusto giusto ieri e una carriera quasi trentennale vissuta ad un ritmo incredibile da quando nel 1984 fonda i Racer X, fino al suo ritorno datato 2009 nella formazione dei Mr. Big, da lui stesso fondati assieme all'istrionico Billy Sheehan nel 1989, passando per collaborazioni illustri, partecipazioni a diversi progetti musicali e tanti, tanti, tanti album. Una discografia da far impallidire quella del buon Paul, che può vantare 9 album con i Racer X, 11 con i Mr. Big, 7 come session man per altre band, 3 album di tributo e ben 14 da solista prima di questo "Vibrato", quindicesimo lavoro a nome Paul Gilbert pubblicato in Europa lo scorso 15 ottobre e composto da undici brani: quattro cantati, quattro strumentali e tre cover registrate dal vivo durante il tour di "Fuzz universe" del 2010.

"Vibrato" è senza troppi fronzoli un album esplosivo, pieno zeppo di watt, riff fulminanti, digressioni strumentali infinite lungo il manico della Ibanez e un cantato a tratti rabbioso e a tratti melodico; insomma, la naturale prosecuzione del percorso musicale di Gilbert, un percorso fatto di tasselli che anno dopo anno, lavoro dopo lavoro, hanno portato il chitarrista ad arricchire il proprio stile musicale, ancora comunque strettamente radicato - e come potrebbe essere altrimenti? - nell'hard rock e nell'heavy metal esagerato tipico degli eighties, con influenze punk, neo-prog, funky, (power) pop e blues. Le deviazioni stilistiche degli ultimi anni in questo album si fanno mature e complete, Paul le dosa eccellentemente lungo i vari brani, e il risultato

Si inserisce il cd nello stereo, si preme play e la arrogante "Enemies (in jail)" fa da apripista con il suo suono caldo e avvolgente, le dita di Paul che già si concedono qualche svisata lungo il manico e la leva della sua Ibanez che - il titolo dell'album già lo preannunciava - torna a farsi sentire dopo anni; sei minuti per l'apertura, come antipasto prima della carne al sangue, e le mani già si muovono da sole per alzare il volume, quel che segue è più di un'ora da urlo, tra brani coinvolgenti come la title-track, uno dei pezzi più riusciti dell'intero album, nonchè il più breve con i suoi 3 minuti e mezzo (in un album dove i 5 minuti si sforano con estrema facilità...) di incedere funky e la gran classe dello statunitense ad aggiungere la ciliegina alla torta, melodici tuffi nel passato come "Blue Rondo à la Turk", brano jazz del grandissimo Dave Brubeck datato 1959 suonato a velocità tachicardica dal Nostro e dalla sua band in maniera davvero splendida, e tributi eccellenti posizionati a chiusura dell'album. E poi "Atmosphere On The Moon", lento elettrico che si prende la responsabilità di assumere il ruolo di ballata in un album come questo in cui il concetto di ballad è da riadattare alla carica voltaica di portata industriale, e poi ancora l'hard rock più sporco che contamina il pulitissimo sound di Paul rendendo più graffianti i riff della straordinariamente trascinante "Put it on the char", brano strumentale in cui la tastiera si fa spazio di gran classe, salvo poi lasciare lo spazio a Paul, che prende ritmi quasi fusion e alza i bpm come l'hard rock insegna, e il blues, finalmente il blues, che prende il controllo dell'anima del chitarrista nella stupenda "Bivalve blues", una vera e propria bomba atomica fatta di tempi tipicamente, indiscutibilmente blues, polverose cadenze che giungono dritte dritte dal delta del Mississippi, un magistrale utilizzo delle tastiere (qui incisive più che mai) e la scarica ad alto voltaggio delle 6 corde di Gilbert, che tra le sofferte strofe regala virtuosismi, emozioni a fil di plettro e un numero spropositato di note, pulite e limpidamente scandite, un pezzo che dal vivo si preannuncia emozionante tanto da far venire i capelli bianchi e che da solo potrebbe valere un intero concerto. Sul finale dell'album è la nostalgia a farla da padrone, con tre splendide cover live, la prima di "Roundabout" degli Yes, seventies per vocazione e non si potrebbe chiedere di più, seguita dalla splendida "I want to be loved" del Maestro Muddy Waters, ancora blues, ancora emozioni e ancora chitarra, tanta splendida chitarra, e per finire a scaricare ancora un bel po' di watt ci pensano quegli animali hard rock degli AC/DC, che risuonano potenti e arroganti come sempre nelle note di una versione esagerata di "Go down", degna chiusura di un album dal contenuto elettrico strabordante.

Ennesimo passo in avanti per il chitarrista dell'Illinois, ed ennesimo album da avere assolutamente se il rock da concerto è nelle vostre corde. Non cercate nulla in questo album che non sia quella carica elettrica che vi fa prendere in mano una racchetta da tennis e partire in perfomance di air guitar da ricordare negli annali, non cercate la canzone d'autore, nè tantomeno testi impegnati o più o meno velate contestazioni socio-politiche, "Vibrato" è un condensato di rock da concerto, di potenza, tecnica, sudore e dolore ai polpastrelli, di passione per la musica e amore per la chitarra (splendida anche la copertina con Paul che pare ascoltare la sua chitarra quasi avesse una vita propria), di voglia di divertirsi, far divertire e - se possibile - emozionare, prendetelo così e mettete al sicuro gli oggetti fragili!

Voto: 8

Tracklist

1. Enemies (In Jail)
2. Rain And Thunder And Lightning
3. Vibrato
4. Put it on the char
5. Bivalve blues
6. Blue Rondo à la Turk
7. Atmosphere on the moon
8. The pronghorn
9. Roundabout (Live)
10. I want to be loved (Live)
11. Go down (Live)




8 commenti:

Blackswan ha detto...

Grandissimo! Ma gelido come il ghiaccio!

unwise ha detto...

grande Paul! ed è pure simpatico :)

lozirion ha detto...

@Blackswan: Vero, è freddissimo, però quando suona fa veramente paura! Io l'ho visto l'anno scorso con i Mr. Big, davvero da pelle d'oca.... ^_^

@unwise: Un grande davvero! ^_^

Harley Quinn ha detto...

Ciao Loz :)
Da bassista intollerante quale sono, in genere non stimo i chitarristi. Quanto siamo snob noi bassisti eheh.

Ma ecco... lui! Paul Gilbert per me è su uno scalino che non si tocca. Grandissimo. Punto.
E questo album racchiude tutta la sua forza.
Live, tra l'altro, è uno di quei musicisti da panico. Troppo geniale per non venir apprezzato.

Poi, claro, io preferirò sempre Billy Sheehan, ma questa è un'altra storia.

See ya :)

lozirion ha detto...

@Harley Quinn: Ma ciao! ^_^ Hehehe.... Snobismo da bassisti.... :P

Lui è fantastico, veramente un mostro, oltretutto è uno dei pochi che riesce a fare assoli lunghissimi e fatti di camionate di note senza però dare la minima noia (che mica sempre è facile ascoltare minuti e minuti di sola chitarra....)

E poi Billy Sheehan è un grandissimo! Un bassista da paura e soprattutto un pazzo scatenato! L'anno scorso quando li ho visti suonare è stato capace di suonare quel basso in un centinaio almeno di modi assurdi.... Troppo divertente!

Harley Quinn ha detto...

Io lo vidi - Sheehan, da solo in una clinic e poi con gli IMMENSI Mr Big - e ho rinnovato il fatto che è una delle mie muse da sempre. Insieme a quello squinternato di Les Claypool dei Primus, a zio Lemmy e a quel grandissimo che era Cliff Burton.

E concordo con te, comunque, su Gilbert. E' un mostro di bravura e bizzarria :)

Massi ha detto...

Concordo con Black: grande tecnica,ma freddo come non mai,molto simile agli ultimi Dream Theatre. Comunque il disco l'ho sentito,anche se di sfuggita,e non mi è dispiaciuto

unwise ha detto...

con un chitarrista così, divento un bassista molto tollerante!
grandi MrBig, avvistati nel 1989 a Santa Monica, e sembravano venire da un altro pianeta... visti e rivisti da allora un bel po di volte, ma non mi deludono mai. :)